Quante volte, nel silenzio delle tue giornate o nel frastuono delle emozioni, hai cercato di convincerti che andava bene così? Che un messaggio ogni tanto, una carezza veloce, una promessa sussurrata e mai mantenuta potessero bastare.
Hai imparato a chiamare amore anche ciò che amore non era, perché ti eri abituata a un’idea povera dell’amore. Perché credevi di dover essere grata per ciò che arrivava, anche se era poco, anche se faceva male.
Hai costruito giustificazioni come castelli di sabbia, fragili e pronte a crollare alla prima ondata di consapevolezza.
Gli hai perdonato l’assenza, l’indifferenza, la paura, perché dentro di te era più sopportabile dire che “non poteva”, piuttosto che accettare che “non voleva”.
Hai pensato che forse eri tu a pretendere troppo, a essere sbagliata, a chiedere troppo amore, troppo rispetto, troppa verità.
Ma la verità, quella vera, non ti fa accontentare. Non ti lascia dormire accanto al compromesso. La verità ti sveglia, ti scuote, ti riporta al centro di te stessa. E ti ricorda che non sei nata per raccogliere le briciole, ma per sederti alla tavola della vita con dignità. Per ricevere, e anche per offrire, un amore intero.
L’amore vero non è fatto di scuse, di silenzi carichi di attesa, di messaggi letti e mai risposti. L’amore non è una guerra da combattere, né una prigione da decorare con sogni ad occhi aperti. L’amore vero si manifesta. Si fa presenza, azione, scelta quotidiana.
È quella mano tesa che non si ritrae, quello sguardo che ti vede davvero, anche nei tuoi giorni peggiori. È quell’uomo che non si spaventa dei tuoi mostri, ma li prende per mano insieme a te. E che riconosce nei tuoi angeli una luce che non vuole spegnere, ma custodire.
Se continui a raccontarti che va bene così, che nessuno può darti di più, che quello che hai è già tanto, fermati. Respira. Guardati con occhi sinceri. E chiediti: sto davvero ricevendo ciò che merito, o sto solo sopravvivendo all’assenza?
L’amore è una danza, non una maratona di resistenza. Non sei qui per adattarti alla scarsità, ma per accogliere l’abbondanza. E non parlo solo di gesti romantici, ma della grandezza del rispetto, della cura, della coerenza. Della capacità di un uomo di esserci davvero, con tutto se stesso.
Forse non lo hai ancora incontrato, quell’amore. Ma non è una colpa. È solo un invito. A scegliere diversamente. A scegliere te. A scegliere di credere che può esistere qualcosa di più. E che tu puoi permetterti di aspettarlo, di attrarlo, di riconoscerlo.
Non accontentarti di chi ti fa sentire troppo, o mai abbastanza. Aspetta chi ti guarda e dice: “Così come sei, sei tutto"
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