Viaggio di ritorno

 


Si ritorna a casa  con malinconia per i luoghi lasciati, a me cari per l'altra vita trascorsa.

 Non so come ci si senta a vivere sempre nello stesso posto, senza mai cambiare e darsi un'opportunità  di ricominciare tutto daccapo. 

Il treno va, tra fili elettrici, la pianura lombarda, solcata da strade, da cascine in lontananza e da un cielo ovattato di nuvole gonfie come un grembo gravido. 

Dietro al mio schienale ascolto due giovani parlare in inglese, con pronuncia molto americana, un po' fastidioso il tono, e lo sguardo stanco della signorina di fronte si posa sul mio, a cercare approvazione del suo imbarazzo simile al mio.

Le file di valigie, rosse, grigie,nere e ancora rosse e grigie, in alto sulle nostre teste riposte, cariche di vestiti, spazzolini da denti e dentifricio, caricabatterie e sleeps di ricambio. Anche in questo ci somigliamo, nelle nostre necessità.

Ritorno al finestrino, mentre le mie orecchie sono costrette ad ascoltare conversazioni telefoniche in viva voce della signora sul lato destro.

 Era così meravigliosamente intima la nostra vita quando uscivamo di casa con un gettone telefonico in tasca, usato solo per eventuali necessità. A volte bisognava aspettare in fila per telefonare dalla cabina telefonica, ma era anche un' occasione per scambiare qualche parola con persone estranee.

 Quante pene d'amore hanno ascoltato le pareti delle cabine! I gettoni erano a tempo, dovevi essere pronto a dire tutto nel breve tempo di 3 minuti per 100 lire.

"Mi scusi, biglietto", la voce delicata della hostess interrompe i miei pensieri. Cerco i biglietti conservati sul  watzapp, nel mio promemoria. Un QR code, un sorriso e "buon viaggio".
Intanto l'entrata in galleria fa vibrare forte le orecchie.

Ho ritrovato il lago, le stradine acciottolate di Campo, i due grandi massi, dove mi stendevo al sole nei giorni estivi e dove lanciavo sassi nel lago, contando i salti e le increspature dell'acqua.
Ho ritrovato l'abbraccio delle mie care amiche, Gida, Melissa, Mirella  , le amo!  

Un saluto a Padre Elia, mio caro amico francescano. La mia famiglia sul lago, fratellone, cognata, nipotini. E poi,inaspettatamente, ho rivisto un amore passato, ci siamo raccontati in un breve saluto i figli, ormai cresciuti, i suoi nipoti, e il lieve imbarazzo di una intimità antica risvegliata nell'attimo in cui i nostri sguardi si sono fermati , verde nel verde.
Un saluto, senza nemmeno sfiorarci la mano.
I cicli si chiudono, poi si riaprono per un ricordo da assaporare e poi... 

Mi aspettano i miei impegni, l'associazione , gli articoli, le interviste,  gli eventi programmati,il lavoro all'ASL, che odio! Odio timbrare il cartellino al mattino  presto. Dormo poco.

Le gallerie continuano a susseguirsi, nel treno luce, fuori buio.
Torno a casa, con l'animo dolce, un po' di "saudade"... già col piede su "domani"