Silenzio.
Sulle pietre frantumate,
sui corpi spezzati da bombe cieche,
sulle braccia vuote di madri
che stringono brandelli di vita,
di figli rinsecchiti dalla fame,
che non hanno più lacrime per
piangere.
E i potenti?
Chiusi nelle loro ville d’oro,
festeggiano, ridono, ballano.
Calici levati al cielo
mentre a Gaza il cielo è fuoco.
Un brindisi per la pace,
ma non per quella terra maledetta,
dove ogni notte è l’ultima per
qualcuno.
E noi?
Con le valigie pronte,
tra un ombrellone e un aperitivo,
guardiamo altrove.
Un popolo si spegne,
un'intera stirpe scompare
e noi – complici muti –
ci diciamo: “non possiamo farci
nulla”.
Quando finirà questo scempio?
Quando l’uomo ricorderÃ
che Abele è suo fratello?
Quando Caino poserà la pietra
e guarderà in volto la sua colpa?
E Dio?
Dov’è, Dio?
Dove la Sua mano potente,
dove la Sua voce che scosse i monti?
Il grido di Cristo sulla croce
si perde ancora nel vento.
"Perché, Padre, perché?"
Perdonateci,
bimbi di Gaza,
per il nostro silenzio colpevole,
per le parole che non diciamo,
per il cuore che non batte per voi.
Non c’è perdono abbastanza
per chi tace davanti all’inferno.
Ma oggi scrivo,
oggi urlo:
il sangue non è sabbia,
e ogni vita conta,
anche se il mondo
ha chiuso gli occhi.
#menacirillo #peace #liberagaza