Quando scopri che Pompei è più antica di Roma, qualcosa nella narrazione si incrina. Quel mito centrale, fondativo, che vuole Roma come la culla assoluta della civiltà italica, si piega sotto il peso della storia vera, quella fatta di insediamenti, culture e radici greche molto più profonde. Pompei nasce intorno al IX-VIII secolo a.C., quando Roma, secondo la leggenda, era ancora solo un’idea nella testa di Romolo.
E allora viene da chiedersi: se Pompei è più vecchia di Roma, chi erano davvero i “romani”?
Pompei non fu fondata dai Romani, ma dai Osci, poi dominata dai Greci, quindi dagli Etruschi, e infine conquistata dai Romani nel III secolo a.C. Dunque, quando Roma era ancora in fasce, Pompei parlava già il linguaggio delle civiltà mediterranee, ospitava templi, mercati, arte, e... vita.
Se i Romani hanno conquistato Pompei, è anche vero che Pompei ha colonizzato culturalmente i Romani. L’architettura, la religione, l’arte, persino il gusto per l’ozio e la bellezza del vivere sono arrivati a Roma proprio dal sud. Dal cuore della Campania felix.
Ecco allora che il paradosso si ribalta: i Romani sono, in parte, figli dei napoletani, o meglio di quel Sud geniale, sensuale, colto e profondo che i Greci avevano già trasformato in un avamposto di pensiero e bellezza.
Come disse Eduardo De Filippo: "Essere napoletano non è un modo di essere, è un modo di vivere." E forse, prima che Roma imparasse a essere grande, aveva già imparato a vivere alla napoletana.
Pompei brucia sotto la lava, ma ciò che resta ci racconta che prima di Roma, il cuore del Mediterraneo batteva già forte all’ombra del Vesuvio. E forse, ancora oggi, batte da lì.
(Jennypranz)