Giornate di Autunno 2025 del FAI
PALAZZO ACQUAVIVA:
L'ANIMA NASCOSTA DI CASERTA
(Jennypranz)
C’è un luogo, nel cuore antico di Caserta, attualmente è sede della Prefettura, dove il tempo sembra non aver mai avuto fretta. È il Palazzo Acquaviva, un edificio che non si impone con la grandiosità della Reggia ma che, al contrario, conquista con la grazia della sua memoria silenziosa. È una dimora che parla sottovoce, una casa nobile che ha attraversato i secoli senza mai perdere la dignità del suo respiro.
Dietro la facciata discreta, che si apre tra vicoli di pietra e antiche corti, si cela un mondo che racconta l’identità più autentica della città: quella dei feudi, delle famiglie illustri, dei saloni di rappresentanza e delle conversazioni colte, ma anche quella delle persone semplici che, nel corso del tempo, hanno custodito il palazzo come un bene dell’anima.
Sorto tra Sei e Settecento, quando la Campania si preparava a vivere il suo barocco più luminoso, il Palazzo Acquaviva fu residenza di una delle famiglie più influenti del Regno di Napoli. Gli Acquaviva, nobili di antica stirpe abruzzese, legati alle grandi casate del Mezzogiorno, scelsero Caserta non soltanto come luogo di potere, ma come spazio di respiro culturale, di mecenatismo e di incontro. Fu dimora di Re Carlo di Borbone durante i lavori della Reggia di Caserta.
Varcare oggi il suo portone significa attraversare la soglia di un’epoca: gli affreschi sbiaditi raccontano ancora le stagioni di una civiltà nobile, le scalinate in piperno portano ai piani dove si aprivano le sale da musica e le stanze private. La luce, filtrando tra le imposte, crea disegni che mutano con le ore, come se il palazzo stesso respirasse in un ritmo segreto.
Eppure, nonostante la sua bellezza discreta, il Palazzo Acquaviva non è mai diventato un monumento da cartolina. È rimasto una presenza viva nel tessuto urbano, un frammento di memoria che abita ancora la quotidianità dei casertani. Le sue mura, pur segnate dall’usura del tempo, emanano quella malinconia fertile che soltanto i luoghi autentici possiedono: la consapevolezza di essere testimoni, non reliquie.
In un’epoca in cui tutto tende a essere restaurato fino all’illusione, il Palazzo Acquaviva resiste come una bellezza imperfetta, una poesia di pietra. Racconta la città di Caserta non solo come capitale borbonica, ma come crocevia di umanità, di cultura diffusa, di intimità storica.
Forse è questo il suo segreto: essere rimasto vero.
Perché mentre la Reggia rappresenta la potenza, il Palazzo Acquaviva custodisce l’anima.
E in quella differenza, sottile e preziosa, si cela tutta la forza della memoria che non chiede applausi, ma soltanto sguardi attenti.
(Jennypranz)