3I/ATLAS: il viaggiatore che arriva da un altro sole



di Mena Cirillo 


C’è una nuova luce nel nostro cielo.

Un puntino che viene da lontano, lontanissimo. Non da Marte o da Giove, ma da un altro sistema stellare, forse da un altro sole che oggi non esiste più. Si chiama 3I/ATLAS, ed è la terza cometa interstellare mai scoperta da quando l’uomo scruta il cielo con occhi elettronici.

È arrivata nel silenzio, come un viaggiatore senza meta, portando con sé la memoria di un tempo antico, quando il nostro universo era giovane.



L’hanno vista per la prima volta il 1° luglio 2025, grazie ai telescopi del progetto ATLAS in Cile.

Gli astronomi hanno subito capito che c’era qualcosa di speciale. La sua rotta non tornava: non girava attorno al Sole, ma lo attraversava di sfuggita, seguendo una curva che porta… fuori.

In poche ore si è compreso che 3I/ATLAS non appartiene a noi. È un ospite di passaggio, un frammento di un mondo lontano che ha viaggiato per miliardi di anni nel buio dello spazio, fino a raggiungere le nostre stelle.


Si pensa provenga dalla costellazione del Sagittario, una regione dove nascono e muoiono stelle da eoni. Lì, forse, un’esplosione o una collisione ha spinto via questo frammento di ghiaccio e roccia, che da allora naviga nell’infinito.



Quando la luce del Sole ha iniziato a toccarla, 3I/ATLAS ha cominciato a “respirare”: il calore ha risvegliato i suoi ghiacci, creando una chioma sottile e una lunga coda di gas e polvere.

I telescopi spaziali Hubble e James Webb l’hanno seguita con stupore.

Dai loro strumenti è arrivata una sorpresa: la cometa rilascia enormi quantità di anidride carbonica, molto più di quanto facciano le comete “di casa nostra”.

Il suo respiro è freddo, quasi alieno.

Ha otto volte più CO₂ che acqua. Un segno che si è formata in un luogo gelido, più lontano dal suo sole di quanto Plutone lo sia dal nostro.


Forse per questo appare diversa, quasi capricciosa. A volte la sua coda sembra muoversi “al contrario”, come se sfidasse le leggi che conosciamo. Gli scienziati cercano spiegazioni, ma la verità è che nessuno ha mai visto nulla di esattamente uguale.




Studiare 3I/ATLAS è come toccare un granello di sabbia proveniente da un altro pianeta.

Ogni sua molecola racconta un modo diverso di essere universo.

Ci mostra come, in altri sistemi stellari, la chimica della vita potrebbe essersi evoluta in modi che noi non immaginiamo.


Il suo nucleo è piccolo — tra poche centinaia di metri e cinque chilometri — ma porta con sé un segreto antico quanto le stelle.

Quando raggiungerà il punto più vicino al Sole, verso la fine di ottobre 2025, sarà a circa 210 milioni di chilometri da noi. Non ci toccherà, ma ci passerà accanto come una lettera che il cosmo ha deciso di recapitarci dopo miliardi di anni di viaggio.



Gli astronomi di tutto il mondo la stanno seguendo con occhi e strumenti puntati verso l’alto.

Ogni riga di spettro, ogni variazione di luce, può rivelare qualcosa sulla nascita dei pianeti, sulla materia che riempie gli spazi tra le stelle, o persino sull’origine degli ingredienti che rendono possibile la vita.


Ma non è solo scienza.

Guardando 3I/ATLAS, è difficile non sentire qualcosa dentro.

Quell’emozione che si prova davanti a qualcosa di antico e sconosciuto, che ci ricorda quanto siamo piccoli e, allo stesso tempo, parte di un universo che comunica con noi.

Dopo il suo passaggio vicino al Sole, 3I/ATLAS se ne andrà.

Riprenderà la sua corsa silenziosa verso l’oscurità interstellare, portando con sé un po’ della nostra luce e della nostra curiosità. Forse, tra milioni di anni, attraverserà un altro sistema solare, e lì qualcuno alzerà lo sguardo e la vedrà — come noi la vediamo oggi.


Ogni tanto il cosmo ci manda un segno, un viaggiatore che non parla ma racconta.

3I/ATLAS è uno di questi segni.

Ci ricorda che i confini tra le stelle non esistono davvero, che tutto nell’universo è in movimento, e che anche noi, nel nostro piccolo pianeta blu, siamo viaggiatori del tempo e dello spazio, proprio come lei.


Mena Cirillo 

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